Uno pensa che sia facile farlo, che ci voglia poco. Forse solo fatuità. Per improvvisare. Per andare senza chiedersi dove. Per sedersi a terra a bere una birra e sticazzi del vestito. Per rivoluzionare certe notti e certe fini, che avevamo già scritto almeno nella nostra mente. Per inventare una cena, un ballo o un intero viaggio. Per non cedere alla tentazione di porre domande perché i dubbi sono sempre stati più affascinanti delle certezze. Per preparare una valigia. Per mettersi in macchina su una strada. Per inventare un amore. E per baciare. Improvvisare è un talento. Un dono al pari della voce, delle mani da pianista e di certi animi che sanno leggere le altre, di anime. Saper godere del piacere naturale di certi istanti: quelli non programmati, quelli non previsti, quelli non pianificati, quelli che pensarci non serve a nulla, quelli che non rispondono a una sequela di domande che come ciliegie si susseguono le une con le altre. Essere qui ed ora. Sapersi lasciar andare. Saper sentire il vento, respirare e navigare a vista. Saper ballare su qualunque nota. Sapersi perdere. Sapersi tuffare. Saper trovare la terra anche quando non c’è. Sedercisi. Basta un accendino per aprire ...
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